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INIESTA, EL HOMBRE DE LA HISTORIA

12 luglio 2010

Camminavo per Roma, un anno fa. Erano le 3 di notte, e giravo con Dario per la città. Avevamo visto Barcellona-Manchester United all’Olimpico. Finale di Champions, 2-0 per i catalani. Festa, delirio, fontana di Trevi invasa. Poi ci siamo incamminati verso la stazione. Gente stanca, che dormiva per terra, dopo la grande fatica della finale. Eppure si sentiva sempre qualche coro. Uno, soprattutto. “INIESTAAAA, INIESTAAA”. Era come una litania. Avevano segnato Eto’o e Messi, ma nel cuore i tifosi balugrana portavano sempre lui, “El dulce”. Il suo gol nel recupero contro il Chelsea aveva portato il Barcellona in finale. Ma era stato un gol talmente leggendario che aveva quasi cancellato le polemiche per l’arbitraggio. Si era tolto la maglietta anche allora, Andrés. ieri aveva una dedica per Dani Jarque, il capitano dell’Espanyol morto la scorsa estate mentre era in ritiro in Italia. Gli ha fatto un regalo mondiale. E l’ha fatto con la sua leggerezza, comq euando sta in campo. Sempre in quella famosa finale di Champions, ero rimasto impressionato da Iniesta. Mi avevano stupito lui e Puyol. Il capitano aveva giocato da terzino, senza mollare un centimetro, spingendosi in avanti, chiudendo alla disperata. Un cuore enorme. Iniesta mi aveva semplicemente lasciato a bocca aperta: gestiva il pallone sempre con una qualità infinita senza subire il fisico degli avversari. Lui, 170 cm, non si scompone mai. A volte sembra non voglia nemmeno tirare, ma trovi più gustoa dettare l’assist finale o a entrare in porta con la palla.

Ma Andrés, quando c’è da decidere, non scompare. Qualcuno gli imputa una fragilità muscolare figlia un po’ del suo essere un po’ poco duro. Però è proprio per questo che Andrés è nel cuore della gente proprio per il suo essere etereo, come la sua faccia smorta. Iniesta adesso lo vogliono tutti come pallone d’oro. In realtà sono due anni che è il miglior centrocampista di qualità del mondo, allo stesso livello del maestro Xavi. in più, Iniesta, ha i gol pesanti. A Fuentealbilla, provincia di Albacete, gli hanno già dedicato una strada, dopo l’Europeo del 2008. Una statua, adesso, ci starebbe bene. Lui, arrivato a 12 anni al Barcellona, non ha mai smesso di essere “El dulce”. Ma in due anni ha imparato ad essere il padrone del mondo. La ricetta? Tanta qualità. Quanti, alla domanda “Chi è il più forte del mondo?”, risponderebbero Iniesta? Beh, è ora di cambiare le gerarchie. Il re del mondo è smorto come un fantasma e ha l’oro nei piedi.