Nel 2002, mese di aprile, ero andato alla Pinetina per vedere i ragazzi di Cuper mentre preparavano Inter-Piacenza (sarebbe finita 3-1, penultima di campionato, poi perso il 5 maggio). Ero andato per il solito saluto simbolico, per la presenza. E per vedere Ronaldo. Non avrei mai immaginato che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei visto. Era il Ronaldo vero, che stava ritrovando la forma migliore, che ci stava trascinando nelle ultime partite. Ad un certo punto della partitella gli arrivò un pallone rasoterra. Si alzò la palla di prima e rovesciò, segnando un gol splendido. Applausi convinti per il Fenomeno. Era bello andare ad Appiano e sapere di avere lì, a 3 metri, divisi solo da una rete, Ronaldo. Ripeto, Ronaldo a tre metri. Elettrizzante, magico. Era quasi la stessa cosa con Ibra, ma tra Mancini e Mou di allenamenti nel campo della tribunetta se ne sono visti pochi.
Adesso che c’è Benitez, siamo già a tre allenamenti a porte aperte. Mancano i nazionali, quindi mancano Eto’o, Milito e Sneijder. E allora perché si va ad Appiano? Innanzitutto per stare vicino ai tricampioni, a vederli, a ringraziare, ancora e ancora. A salutare il capitano, che guida sempre il gruppo con Cordoba e Cambiasso, come se fosse sempre il primo giorno. Certo, adesso c’è anche Coutinho. Basso, direi molto basso. Corre un po’ come Pato, si muove con agilità e si vede che ha voglia, tremendamente voglia, di mettere in mostra le sue doti. C’è Biabiany, che va velocissimo, e Chivu fa di tutto per fermarlo. Ma per vedere qualcosa di più, per sperare nel colpo di genio, c’è sempre Mario.
Che fa il riscaldamento come quei ragazzini indolenti che non vogliono fare quello che gli dice il mister, ma solo perché si divertono a non farlo bene, apposta. Che quando corre, è sempre l’ultimo e quasi si trascina. Che quando fa le partitelle viene richiamato in continuazione: “Mario, dai Mario”. Poi però gli arriva il pallone, lo tratta con eleganza, classe e inventa il numero. La gente ha apprezzato. Applausi, un po’ timidi. Sembra che passato l’effetto Mou sia tutto soft. Forse l’unico modo per elettrizzare di nuovo la gente, che comunque non è appagata, anzi, c’è solo tanto bisogno di dare la palla a Mario e gridargli: “Mario, fai tu”. Ma ormai è tardi. Credo lo sia più per colpa sua che dell’Inter. E allora, quella che ho scattato, forse è l’ultima foto di Balotelli ad Appiano. Ho come l’impressione che non lo incrocerò più.