
Hanno vinto i più bravi, hanno vinto con merito. Ha vinto la
Spagna del vecchio
Aragones, dei 5 centrocampisti iper-tecnici, di uno dei portieri più vincenti a livello europeo, della punta più forte d’Europa.
Torres ha segnato bruciando non solo Lahm e Lehman, ma un’intera generazione: quella del sempre perdente Ballack, dei macchinosi Metzelder, ma anche dell’Italia sempre uguale a se stessa, della Russia impalpabile al momento decisivo. Ha vinto la Spagna, giocando un calcio bello, fatto di ricami, passaggi e tocchi di fino, che sono da sempre stati la loro condanna, di squadra bella e perdente. Vince dopo
44 anni, dai tempi di Suarez. Vince
senza Raul: ricordo un Aragones inviperito coi tifosi spagnoli che reclamavano la convocazione del capitano del Real Madrid, che gridava: «Cosa ha mai vinto la Spagna con Raul?». Niente. Ha vinto, invece, la Spagna dei giovani, di coloro che possono iniziare a dominare in Europa e nel mondo. Perché sono forti: in difesa non sono fantastici,
Sergio Ramos a parte. Ma centrocampo e attacco sono fenomenali. L’Italia, in fin dei conti, è stata l’unica Nazionale a non aver subito gol dalla Roja. Magra consolazione. O forse no. In fondo, siamo stati sconfitti dai Campioni d’Europa solo ai calci di rigore. È facile adesso mascherarsi dietro questa idea. In realtà, dovremmo prendere esempio fin da subito dal modello Spagna: largo ai
giovani eccellenti. C’è un piccolo problema: così eccellenti, noi non li abbiamo.
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Dire che Sergio Ramos è fantastico mi sembra una bomba grande e grossa…. avrà disputato un ottimo europeo ma io, da interista, mi tengo tutta la vita Maicon; e da italiano tutta la vita Zambrotta o Grosso!